Truffa sul Prezzo e Valore dei Diamanti da Investimento: Multati Banche e Broker

I prezzi venivano fissati dai professionisti e rappresentavano una quotazione altamente inferiore rispetto agli indici internazionali. E’ così che è scattata la truffa sulla compravendita di diamanti, con la quale sono stati ingannati numerosi clienti. Tutti colori che hanno pensato di poter fare un vero affare sul prezzo delle quotazioni di mercato, invece, hanno dovuto fare i conti con spiacevoli sorprese.

Grazie a una serie di accertamenti, l’Autorità ha potuto così riscontrare una serie di anomalie definite “gravemente ingannevoli”. Sono state considerate omissive le modalità di offerta dei diamanti da parte di IDB S.p.A. e di DPI S.p.A. anche dagli istituti di credito con i quali operavano da tempo. Tra questi figurano, nel caso di IDB, Unicredit e Banco BPM, mentre per Dpi, la banca Intesa Sanpaolo e Banca Monte dei Paschi di Siena.

Le sanzioni per banche e società

Le sanzioni ammontano a ben 15,35 milioni di euro complessivi. Vi è una multa di 2 milioni per l’azienda Idb, di 4 milioni per Unicredit e poco più di 3 milioni per Banco Bpm. Dpi invece si è vista chiudere un’istruttoria con una sanzione da 1 milione, mentre sono di 3 milioni e di 2 milioni le multe che hanno colpito rispettivamente Banca Intesa e Mps. Secondo quanto è stato spiegato dall’Antitrust, le banche coinvolte nella truffa avrebbero svolto il ruolo da tramite, tra venditori di diamanti e acquirenti. Il motivo? Il personale delle banche ha anche partecipato attivamente durante gli incontri per la vendita di diamanti. L’Antitrust ha notato che tale atteggiamento ha dato “ampia credibilità alle informazioni” che sono state fornite, in fase promozionale, dalle due società. Così facendo molti consumatori, in fase di acquisto, si sono trovati a prendere per vere le informazioni, evitando così di effettuare altri accertamenti.

Truffa Diamanti

Truffa Diamanti

Le diverse fasi della truffa

Il primo inganno è stato legato al prezzo delle pietre, che veniva maggiorato notevolmente rispetto al valore da chi vendeva. Il problema non era vendere a un prezzo aumentato, ma bensì ingannare l’acquirente dicendo che il valore era fissato a livello internazionale. Un ulteriore inganno era legato ai prospetti effettuati, che non rappresentavano l’andamento del mercato sul valore delle pietre.

La terza parte della truffa è stata riscontrata garantendo la costante di assoluta liquidità delle pietre; tale fattore assicura, a un risparmiatore che acquista le pietre, di poterle rivendere in qualsiasi momento a una quotazione più alta. Ovviamente, questa costante e la liquidità assoluta non poteva esserci.

Tutti i contenuti di questo sito sono solo a scopo informativo e non intendono in alcun modo costituire sollecitazione al pubblico risparmio oppure consulenza all’investimento in qualsiasi strumento finanziario.