Aidcoin è una criptovaluta che si basa sulla tecnologia delle blockchain, ovvero quella particolare catena le cui parti costitutive – i blocchi, appunto – sono collegati tra di loro mediante la crittografia. Il principio fondante è esattamente quello sotteso ad altre criptovalute più famose e già collaudate: come avviene, ad esempio, per il Bitcoin, ovvero la madre di tutte le cripotovalute, oppure il Ripple o ancora l’Ethereum o anche Monero. E ce ne sono molte altre, naturalmente.
AidCoin però è italiana: il progetto è stato concepito ed interamente sviluppato nel nostro Paese ad opera dei fondatori della piattaforma CharityStars. Essa permette di raccogliere fondi per beneficenza mediante la messa all’asta – via web – di bene appartenenti a membri del jet set oppure di appuntamenti con loro. Il debutto di AidCoin è avvenuto giusto qualche mese fa, alla fine del 2017 e a novembre è stata riportata su varie testate, sia cartacee che edite online, la notizia che nella fase di pre-sale, ovvero quella in cui vengono rese disponibili le prime quote di criptovaluta e che, nel caso di AidCoin si è chiusa attorno alla metà di novembre, AidCoin ha raccolto l’esorbitante cifra di quattro milioni di dollari in appena cinque giorni.
Perché Aidcoin si differenzia dalle altre criptovalute
Non è solo il fatto di essere totalmente made in Italy ciò che rende AidCoin unica nel panorama delle criptomonete. Esistono altri tratti peculiari che la contraddistinguono. Innanzitutto, il fatto di essere legata ad una piattaforma di beneficenza. È un caso unico al mondo, questo del legame tra uno strumento finanziario di questo tipo ed il mondo della carità: tramite l’acquisto di AidCoin, difatti, si può partecipare alle aste ed alle iniziative della piattaforma benefica CharityStars e in questo modo vengono finanziate le operazioni da essa promosse. Gli aderenti, inoltre, hanno la possibilità di toccare con mano il percorso che effettuano le loro donazioni, mediante sistemi che rendono assolutamente tracciabile ogni singolo token, ovvero ogni “pezzo” di criptovaluta generato dalla startup stessa.
La criptovaluta italiana si appoggia alla blockchain di Ethereum e si avvale dei servizi della piattaforma AidChain, che collega l’organizzazione stessa con tutti i principali sistemi di trasparenza e tracciabilità delle donazioni. Questo è un passaggio fondamentale, nell’ottica dei fondatori – ovvero Manuela Ravalli, Domenico Gravagno e Francesco Nazari Fusetti – perché il mondo della beneficenza, stando alle parole che il CEO Nazari Fusetti ha utilizzato nel corso di un’intervista rilasciata meno di due mesi fa “dovrebbe poter beneficiare maggiormente degli effetti di questa tecnologia rivoluzionaria”.
L’obiettivo che i tre fondatori si sono posti è quello di avvicinare un numero sempre maggiore di persone sia a CharityStars che, in via indiretta, alle transazioni effettuate con AidCoin: il loro scopo dichiarato è quello di far uscire la criptovaluta da loro creata dai confini della startup e renderla accessibile a tutte le transazioni che abbiano la beneficenza non solo come scopo ultimo ma proprio come nodo centrale della loro esistenza: ad esempio, il mondo delle Organizzazioni Non Governative potrebbe essere molto interessato all’utilizzo di AidCoin per ricevere le donazioni.
AidCoin, circa un mese fa, ha lanciato un’ICO – ovvero: Initial Coin Offering – nella quale sono stati messi a disposizione ancora 12 milioni di token, pronti per essere acquistati. Questa Ico è sostenuta da un intermediario finanziario svizzero specializzato in quest’ambito, si tratta di Bitcoin Suisse AG; tuttavia la fase di ideazione e di promozione del progetto sono, ancora una volta, completamente made in Italy.
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