In termini macroeconomici, dicesi deflazione la diminuzione del livello generale dei prezzi a fronte di un aumento del potere d’acquisto della moneta. Le origini dell’andamento deflattivo dei prezzi derivano dal fatto che si registra una recessione economica, dovuta al calo generale della domanda aggregata di beni e servizi che, diventando debole, va a frenare la spesa sia dei consumatori che delle aziende. Queste ultime non riescono a vendere una parte dei beni e dei servizi al prezzo auspicato e, per piazzarli sul mercato, devono farlo a cifre inferiori.
Questa situazione incide negativamente sui ricavi delle imprese che sono costrette a ridurre i costi del lavoro e dell’acquisto di beni e servizi da terze parti e infine a ricorrere decisamente di meno al credito. Insomma, la deflazione è l’esatto opposto dell’inflazione.
Vantaggi della deflazione
Vi è solo un vantaggio della deflazione e va interpretato nell’ottica dell’acquirente che ha l’opportunità di acquistare lo stesso bene o servizio ad un prezzo decisamente più conveniente rispetto al periodo precedente. Trattasi di un caso positivo di deflazione, perché quest’ultima nasce per via dell’abbattimento dei costi di produzione, dell’introduzione di metodi produttivi particolarmente innovativi e del debutto di migliori processi organizzativi, oltre che del cambiamento del mercato, dovuto al passaggio da situazioni monopolistiche o ogolipolistiche a forme di maggiore concorrenza.
Svantaggi della deflazione
In generale, di fronte ad un calo prolungato dei prezzi, si innesca un circolo vizioso che comporta una riduzione del livello ricchezza, un decremento dei consumi, un crollo drastico degli investimenti, un aumento della disoccupazione e minori consumi. Entrando nei dettagli, se i prezzi scendono, i consumatori saranno anche felici, ma le aziende avranno meno liquidità proveniente dal loro business. Quindi, come già detto, gli imprenditori saranno costretti inevitabilmente a ridurre la produzione, a diminuire i costi del lavoro, a rinunciare a nuove assunzioni e, nei casi peggiori, a licenziare personale. Tutto questo perché gli utili sono minimi o addirittura perché si verificano perdite.
La deflazione in questo caso è negativa, perché si registra uno squilibrio di mercato: si produce più di quanto si consuma o meglio la produzione è in eccesso rispetto alla domanda. Se gli stabilimenti hanno i magazzini pieni, ma non riescono a vendere il prodotto, si ritrovano per forza dei fatti a ridurre l’offerta o, nel caso peggiore, a cessare la produzione. La conseguenza è il fallimento delle imprese, la perdita del posto di lavoro dei dipendenti che, senza stipendio e, in molte nazioni, senza aiuti sociali, si troveranno costretti a consumare di meno, mettendo in crisi molte altre aziende che, se prima vendevano, ora non riescono a farlo più come prima. Circolerà di fatto meno denaro e i risparmi verranno “bruciati”.
Cosa può accadere in uno scenario di forte deflazione? Dinanzi ad uno scenario di forte deflazione, si può registrare il fenomeno della tesaurizzazione. Cos’è? L’incetta dell’unità monetaria, di cui si prevede un incremento aggiuntivo del potere di acquisto.